Nella esperienza concretamente maturata si è privilegiato l’inserimento lavorativo di sofferenti psichici (il 90% degli svantaggiati assunti), ma non si è trascurata l’attenzione all’inserimento di cittadini “stranieri” che costituiscono un numero significativo dei dipendenti (8 su 16), seppur formalmente non considerati “svantaggiati sociali” ai sensi di legge.
La cooperativa ispirandosi al movimento promosso dalla Organizzazione Mondiale della Sanità denominato “città sane” (da cui il nome “città e Salute”) che intende la salute come qualità di vita e lotta alla diseguaglianza ha come scopo sociale la promozione umana attraverso l’inserimento lavorativo di persone socialmente svantaggiate.
Il rapporto con i sofferenti psichici è stato mediato ed elaborato in condivisione con i servizi di cura e d’inserimento al lavoro specifici di aziende ospedaliere e comuni (CPS, ALA, CELAV, CSL).
Nell’arco di quasi venti anni di vita la cooperativa è partita da un settore/progetto di sviluppo (la raccolta differenziata di abiti e scarpe) nel quale ha conquistato in tre anni (99/2001) una leadership di mercato per qualità e serietà del servizio (di fatto pubblico), subentrando ad altre cooperative in difficoltà, e arrivando a più di 600 contenitori per la raccolta gestiti in Milano, Varese Brescia, Bergamo, Cremona, Verbania e Domodossola.
In questo settore i partner principali sono stati Comuni, Aziende Speciali (AMSA, AEM Cremona, ConserVCO, Consorzio Valleossola S.p.A.,…) e Comunità Montane.
Mentre partner accreditanti dell’aspetto sociale e no-profit del progetto sono stati Caritas Ambrosiana, Caritas Cremona, Compagnia delle Opere, Legacoop sociali.
E’ evidente la valenza ecologica della raccolta, ma anche il suo aspetto educativo (lotta allo spreco) oltre al prioritario scopo sociale espresso dal lavoro per soggetti svantaggiati ma anche dal ritorno “al sociale” degli utili.
Il secondo progetto economico/sociale della cooperativa è stato “il gioiello che sorride”. Iniziato con un corso orafo per svantaggiati (2001), ha proseguito con l’apertura dell’atelier orafo Uroburo (2002).
Dove in ruolo creativo uno svantaggiato psichico prima ha fatto il tirocinio e poi è stato assunto (2004). Nel 2008 abbiamo aperto un secondo laboratorio per lavori verso terzi e nel 2011 nell’attività orafa hanno lavorato 8 persone di cui 3 svantaggiate.
In questo progetto oltre alla “scommessa” dall’alto valore simbolico sull’inserimento in un lavoro creativo di alta qualità e professionalità dei soggetti “svantaggiati psichici”, ci si è rivolti (con la distribuzione dei gioielli nelle botteghe del mercato equo e solidale) ad un “mercato etico”, cioè ad un consumo più consapevole e partecipato.
Significativo in proposito il successo delle “vere matrimoniali solidali”, che oltre al “riciclo” dell’oro sono arrivate fino alla autoproduzione (assistita da un maestro orafo della cooperativa) delle fedi da parte degli sposi….
Dopo 12 anni di atelier Uroburo, i soci (soprattutto donne) che lavorano nel settore orafo hanno ipotizzato la costituzione di una cooperativa nuova per sviluppare appieno ed in autonomia le potenzialità sociali ed economiche del settore. Nel 2015 la cooperativa Città e Salute ha ceduto l’attività orafa ad una cooperativa sempre sociale “UROBURO”
Il terzo settore/progetto è stato quello dei “servizi per animali”.
Iniziato con corsi sul cane nel 2002, ha portato a diversi tirocini (canili, toelettature, ecc.) e poi all’aggiudicazione del “Governo degli animali” al Canile Sanitario di Milano (da gennaio 2006), recentemente riaggiudicato per il triennio 2013/2016 ed in attesa di nuova gara.
Qui lavorano tre persone di cui due svantaggiati.
Oltre all’idea del lavoro con animali (particolarmente utile per certi soggetti – “pet terapy”), quest’esperienza ha visto la collaborazione costante con il Servizio Veterinario della Asl.
La quarta attività della cooperativa (dopo un’esperienza di promozione della “Fonderia Napoleonica Eugenia”, il contesto di archeologia industriale nel quale si trova la cooperativa dal 2010) è la promozione del quartiere Isola anche attraverso l’associazione di via Isola Revel ed il DUC (Distretto Urbano del Commercio).
Questa attività ha dato vita anche a momenti di riflessione culturale oltre che conviviale.
Questa attività, seguita principalmente dal Presidente ha consentito una crescita di credibilità e rapporto con il quartiere e le istituzioni cittadine (Comune, Cdz e Unione Commercio) e contribuisce alla valorizzazione anche commerciale della nostra postazione.